esame di Giulia

let the music confiscate my soul

CAPOLAVORO

Il mio capolavoro, anno scolastico 2024/2025

https://drive.google.com/file/d/1yoWA3S9FAiP4S1LSkvDeg_hylqgMou54/view?usp=sharing

Per quest’anno ho scelto la musica come capolavoro, perché per me rappresenta una vera e propria fonte vitale. La musica è sempre presente nelle nostre vite, anche quando non ce ne rendiamo conto: nei rumori della natura, nei suoni della città, nei ricordi che riaffiorano con una melodia.

Ogni suono ha un potere diverso: può calmarci, emozionarci, farci pensare o semplicemente farci sorridere. Ci accompagna nei momenti belli e in quelli difficili, dandoci conforto o energia. È un linguaggio universale che parla direttamente al cuore, senza bisogno di traduzioni.

Per me la musica è molto più di un passatempo: è una compagna silenziosa ma costante, capace di trasformare una giornata qualsiasi in qualcosa di speciale. La sua forza sta proprio nella sua invisibilità: non la vediamo, ma la sentiamo dentro.

Il mio motto infatti è “let the music confiscate my soul”, ovvero letteralmente “lascia che la musica mi confischi l’anima”.

So che può sembrare un’espressione forte, ma è proprio questo il punto: la musica ha il potere di prendersi tutto di me, di entrare in profondità e impossessarsi delle mie emozioni, dei miei pensieri, del mio stato d’animo. Quando ascolto una canzone che mi tocca davvero, è come se per un attimo la realtà si fermasse, e tutto il resto scomparisse. Rimaniamo solo io e la musica.

Con “confisca” non intendo qualcosa di negativo, ma al contrario: è come affidare l’anima a qualcosa di più grande, di puro, di autentico. La musica sa leggere dentro, senza fare domande, e riesce a dire quello che a volte non so esprimere a parole.

Ogni nota, ogni melodia, ogni ritmo ha un potere diverso su ognuno di noi. C’è chi trova pace, chi trova energia, chi trova comprensione. Io, nella musica, trovo me stessa.

Ecco perché la considero il mio capolavoro di quest’anno. Perché, in fondo, la musica è la colonna sonora della nostra vita.

EDUCAZIONE CIVICA

PCTO

SAPONIFICAZIONE

Durante l’anno scolastico ho avuto l’occasione di prendere parte a un’esperienza di laboratorio che mi ha permesso di avvicinarmi alla chimica in maniera pratica e coinvolgente. Abbiamo prodotto il sapone partendo da materiali semplici e facilmente reperibili, come l’olio d’oliva, seguendo un procedimento noto come saponificazione.

Questo processo, conosciuto fin dai tempi antichi, consiste in una reazione tra un grasso, come un olio vegetale, e una base forte, come la soda caustica (idrossido di sodio, NaOH). Si tratta di un’idrolisi alcalina dei trigliceridi: molecole formate da glicerolo legato a tre catene di acidi grassi. Quando queste molecole vengono riscaldate insieme alla base, si rompono: il glicerolo si separa e gli acidi grassi si trasformano nei corrispondenti sali, che costituiscono il sapone.

È sorprendente osservare come una miscela liquida e apparentemente inadatta a interagire con l’acqua possa trasformarsi in un composto solido, profumato e utile. A livello microscopico, si formano ioni carbossilato, dotati di una parte che ama l’acqua e una che si lega ai grassi: questa duplice affinità li rende perfetti per catturare lo sporco e portarlo via con il risciacquo.

Durante il laboratorio abbiamo seguito con precisione tutte le fasi: dalla pesatura degli ingredienti alla preparazione della soluzione alcalina, dal controllo della temperatura alla colata del composto negli stampi. Una volta raffreddato, il sapone ha avuto bisogno di alcune settimane per indurirsi completamente e diventare utilizzabile.

Questa attività mi ha fatto capire quanto sia facile dimenticare l’ingegno e la conoscenza che si nascondono dietro agli oggetti d’uso quotidiano. Dietro ogni pezzo di sapone c’è una lunga storia di scoperte scientifiche e tecniche, che oggi possiamo ricreare anche con mezzi semplici. Non si è trattato solo di un esperimento, ma di un’occasione per unire teoria e pratica, scienza e creatività.

Realizzare il sapone è stato gratificante non solo per il risultato finale, ma soprattutto per la consapevolezza di aver compreso e riprodotto un processo chimico articolato. È stata una dimostrazione concreta di come la chimica non sia solo una materia scolastica, ma uno strumento per interpretare, migliorare e vivere il mondo che ci circonda.

ETWINNING

Durante quest’anno scolastico, io e i miei compagni di classe abbiamo partecipato a un bellissimo progetto eTwinning, guidato dai professori Antonia Bergamasco e Crescenzo Liccardo. È stata un’esperienza internazionale davvero unica, resa possibile grazie all’organizzazione di due professoresse turche che hanno riunito scuole da diversi Paesi europei, permettendoci di collaborare, confrontarci e crescere insieme.

Il tema principale del progetto è stato l’ambiente e la sua tutela. Abbiamo partecipato a numerose attività creative ed educative, tutte con l’obiettivo di sensibilizzarci sui problemi ambientali e promuovere comportamenti più sostenibili.

Tra le attività più coinvolgenti, ci sono state le storie collaborative, che abbiamo creato insieme agli studenti delle altre scuole, mescolando lingue, culture e idee per raccontare storie che parlavano di rispetto per la natura, cambiamento climatico e soluzioni per un futuro più verde.

Abbiamo anche preso parte a diversi foto contest, in cui ognuno di noi ha scattato foto che rappresentavano bellezze naturali o problemi ambientali del proprio territorio. Queste immagini sono poi state condivise e votate tra le scuole, creando un’occasione per riflettere sulla realtà dei diversi Paesi.

Nel corso del progetto, abbiamo realizzato anche piccoli progetti locali, come la raccolta di rifiuti, la creazione di poster e slogan ecologici, o la costruzione di oggetti riciclati. Tutto è stato documentato e condiviso con gli altri partecipanti tramite la piattaforma eTwinning.

Un altro aspetto molto speciale sono state le videoconferenze: vere e proprie chiamate internazionali in cui ci siamo collegati con studenti e insegnanti di altre nazioni per parlare dei progressi del progetto, confrontarci sulle attività svolte e conoscerci meglio. Parlare in inglese con coetanei stranieri ci ha aiutato a migliorare le nostre competenze linguistiche e ad aprirci a nuove culture.

L’intero progetto è stato un grande esempio di come la scuola possa diventare un ponte tra Paesi e persone, mettendo al centro valori importanti come la collaborazione, il rispetto per l’ambiente e la cittadinanza attiva.

INGLESE

Nel corso del mio triennio alle superiori ho intrapreso un percorso importante legato alla lingua inglese, che mi ha portato a ottenere tre certificazioni linguistiche: il livello B1 in terza superiore, il B2 in quarta, e infine il C1 in quinta, tutte superate con esito positivo. È stato un percorso impegnativo, ma anche estremamente gratificante, che ha segnato una crescita costante, sia nelle competenze linguistiche che nella mia consapevolezza personale.

All’inizio, il livello B1 mi sembrava un traguardo difficile da raggiungere. Avevo una buona base scolastica, ma mancava ancora sicurezza, soprattutto nell’esprimermi oralmente. Frequentare il corso di preparazione è stato fondamentale: mi ha permesso di capire come approcciare la lingua in modo più strutturato, migliorare la grammatica, ampliare il vocabolario e iniziare a familiarizzare con l’idea di sostenere un esame in inglese. Passare il B1 è stato il primo passo che mi ha dato la spinta per proseguire.

In quarta superiore ho affrontato la preparazione al B2 con maggiore consapevolezza. Avevo già acquisito una certa fiducia nelle mie capacità e sentivo di voler migliorare ancora. Il corso del B2 è stato più intenso, più tecnico, ma anche molto stimolante: mi ha insegnato a usare l’inglese in modo più fluido e preciso, a comprendere testi più complessi e a scrivere con coerenza ed efficacia. È stato un salto di qualità importante, che mi ha fatto vedere l’inglese non solo come una materia scolastica, ma come uno strumento reale per comunicare nel mondo.

In quinta superiore, infine, ho deciso di affrontare la sfida del C1, un livello avanzato che richiede padronanza linguistica, capacità argomentativa, rapidità di comprensione e naturalezza nell’uso della lingua. Prepararmi per il C1 è stato, senza dubbio, il momento più formativo: ho lavorato molto sull’ascolto e sulla produzione orale, due aspetti che fino a qualche anno prima rappresentavano per me un ostacolo. Alla fine, riuscire a superare anche questo esame è stato motivo di grande soddisfazione e orgoglio personale.

La mia passione per l’inglese, però, non è nata tra le mura scolastiche. È cresciuta negli anni grazie alla musica, ai libri, e ai videogiochi, che hanno avuto un ruolo enorme nell’avvicinarmi alla lingua in modo spontaneo e autentico. Tradurre i testi delle canzoni, leggere romanzi in lingua originale o seguire i dialoghi di un videogioco senza sottotitoli sono stati esercizi quotidiani che, senza accorgermene, hanno arricchito il mio inglese molto più di quanto pensassi. Ma è stato soprattutto grazie ai corsi di preparazione alle certificazioni che ho potuto strutturare questa passione, trasformandola in competenza concreta.

Adesso, il mio prossimo obiettivo è il livello C2, il più alto nel Quadro Comune Europeo. So che non sarà facile, richiederà impegno e costanza, ma sono determinato a raggiungerlo. Non solo per aggiungere una riga sul curriculum, ma perché voglio davvero padroneggiare l’inglese in ogni contesto, che sia accademico, lavorativo o personale.

INCONTRO CON NICOLA GRATTERI

Recentemente, nell’auditorium del nostro liceo, abbiamo avuto l’occasione di partecipare a un incontro molto significativo con Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli e figura di spicco nella lotta contro la criminalità organizzata. Conosciuto in tutta Italia per il suo impegno contro le mafie, Gratteri ci ha parlato sia del suo lavoro che della dimensione più personale della sua vita, spesso messa in secondo piano dal ruolo che ricopre.

Uno dei momenti più toccanti dell’incontro è stato quando ha condiviso con noi una riflessione molto intima:
“Io ho paura di morire. Ho imparato a controllare le mie emozioni. Sono preparato a fare il mio dovere, qualunque siano le conseguenze. Quando ho paura sento l’amaro in bocca. Non metto piede in spiaggia da quando avevo 30 anni. Ora ne ho 66. Ma va bene così.”
Queste parole ci hanno mostrato il lato umano di un uomo che ogni giorno affronta rischi enormi per difendere la legalità.

Le domande che gli abbiamo rivolto hanno toccato temi molto diversi: dal suo percorso personale al lavoro quotidiano contro le mafie. In particolare, ha sottolineato quanto sia forte l’influenza della criminalità organizzata in alcune zone, come ad esempio Castellammare di Stabia, dove – ha detto – le organizzazioni mafiose riescono a offrire “risposte” e supporto continuo alla popolazione, spesso più rapidamente e concretamente di quanto non riescano a fare le istituzioni.

Gratteri ha parlato anche del livello di ignoranza diffusa in certi contesti, che spinge molte persone a fidarsi più della camorra che dello Stato. Ha spiegato come queste organizzazioni criminali siano estremamente evolute, anche sul piano economico e tecnologico: sono attive nel mercato delle contraffazioni, nei traffici illegali sul dark web, e perfino nel commercio clandestino di armi, gestito come un vero e proprio business.

Il messaggio finale che ci ha lasciato è stato molto chiaro e diretto: ognuno deve assumersi la responsabilità di fare la propria parte. Non possiamo pensare che la lotta alla mafia sia solo compito dei magistrati o delle forze dell’ordine. Serve il contributo di tutti, a partire da noi giovani, con le nostre scelte, il nostro senso civico e la nostra volontà di costruire una società più giusta.

BRAVI SI DIVENTA

Quest’anno, come anche l’anno scorso, ho partecipato al progetto “Bravi si Diventa”, un’iniziativa organizzata nella nostra scuola e condotta dal professor Liccardo Crescenzo. È stato un percorso formativo molto utile, pensato per chi desidera affrontare con maggiore preparazione e consapevolezza i test d’ingresso universitari, in particolare il TOLC per Medicina.

Il corso è stato strutturato per aiutarci a sviluppare un metodo efficace nella gestione delle prove a tempo, con particolare attenzione alle domande più insidiose e trabocchetti. Abbiamo affrontato esercizi pratici, simulazioni e analisi di quesiti, imparando a distinguere tra opzioni simili e a evitare gli errori più frequenti. Anche se tutte le materie del test sono state trattate, abbiamo dato particolare peso a logica, matematica e biologia, le sezioni spesso più temute dagli studenti.

Grazie a questo percorso, ho potuto potenziare le mie capacità di ragionamento, affinare la velocità nella lettura e nella comprensione dei quesiti, e acquisire maggiore lucidità nella gestione del tempo e delle emozioni durante le prove. È stato molto più di un semplice allenamento tecnico: mi ha aiutato a credere di più nelle mie capacità.

Il professor Liccardo ha saputo rendere ogni lezione interessante e accessibile, anche quando i contenuti erano complessi. Sempre disponibile, ha saputo creare un ambiente di apprendimento stimolante, in cui non ci si sentiva mai lasciati indietro.
Aver seguito “Bravi si Diventa” per due anni consecutivi si è rivelata una scelta strategica, che mi ha dato strumenti concreti e una marcia in più nell’affrontare il percorso verso l’università.

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